Il tuo carrello è attualmente vuoto!
La chiesetta della Scala e i talismani delle donne
“…esiste una popolare leggenda,
di un angelo dalle sembianze di cavaliere,
che durante un periodo difficoltoso,
affidò uno scrigno ad un povero agricoltore,
sulla via per San Giorgio,
dove venne edificata la chiesetta del Crocifisso
su di un altare reliquiario in pietra con un palio crociato…”
La Scala è uno dei punti più alti e strategici del piccolo borgo madonita, ai piedi dell’antico castello, in uno scenario mozzafiato che domina a ventaglio la costa tirrenica. Proprio lì, sorge una chiesetta dedicata al S.S. Crocifisso, alle porte di quello che, in passato, era l’ingresso principale del paese, sulla strada per Collesano.
Essa venne fatta erigere per devozione dai contadini che si recavano a lavoro presso le campagne di San Giorgio. Secondo una popolare leggenda, infatti, fu lì che un angelo, dalle sembianze di cavaliere, apparve ad un agricoltore, consegnando uno scrigno contenente le Sacre Spine di Cristo ed altre reliquie (Lanza Giacomo, classe 1909, intervista 1995).
Di fatto, ancora oggi, esiste al suo interno, un altare reliquiario sulla roccia con un palio color porpora e una croce dorata. La piccola chiesa, in passato, si trovava in un pessimo stato di abbandono e solo nella seconda metà del ‘900, grazie ai contributi e ai sacrifici dei devoti, venne risistemata e portata a degna condizione.
Tuttavia, la devozione al Crocifisso è davvero sentita, in particolar modo dagli abitanti del quartiere, come testimoniano gli ex voto che tutt’oggi vengono donati dai fedeli. Alcuni devoti raccontano anche che, una volta, un pastore passando dalla contrada Scala, poiché ridicolizzava le piccole dimensioni di quel Crocifisso, sminuendo nel contempo la grandezza di Dio Padre, il mattino seguente, per punizione divina, ritrovò prive di vita tutte le pecore del suo gregge (Rosa Sausa, intervista 2007).
La festa del Crocifisso si svolge la domenica successiva al 14 settembre, festa liturgica dell’esaltazione della Croce ed è caratterizzata dalla celebrazione delle sante messe, dalla questua per la raccolta delle offerte e dalla conclusiva processione per le vie dell’abitato. Molto suggestivo è il Santo Rosario che soprattutto le donne del quartiere – le“Scalisi” – intonano con fervore:
“Viva l’amuri di Gesù Cruggifissu ludamulu spissu ca ni salverà”
“Ma quantu è bonu ‘stu nostru Signuri ch’è Patri d’amuri ch’è tuttu bontà”.
Ad ogni Gloria si aggiunge:
“E ludamulu spissu spissu lu Santissimu Cruggifissu.
E ghittamuni a li sò pedi ca la razia nni cuncedi.
E sta jurnata ‘un’avi a scurari ca la razia n’avi a fari”.
Alla fine della solenne processione, inoltre, avviene la santa benedizione con una antica reliquia del Sacro Legno della Croce mentre alcune anziane donne intonano il Credo, lu Credu Romanu, un suggestivo canto in dialetto.
Il 3 di maggio poi, celebrazione della Santa Croce, fino a qualche decennio addietro era consuetudine andare in pellegrinaggio nella omonima contrada all’ingresso del Paese (Santa Cruci).
Dopo l’omelia del predicatore, si procedeva snocciolando la corona del Rosario pronunciando per mille volte il “Nome di Gesù”, un atto di consacrazione e penitenza, per ottenere l’indulgenza plenaria. Ad ogni Gloria si aggiungeva la seguente giaculatoria:
“Arma mia piensa pi tia
e pi quannu murirai
e lu munti Livieddu passerai…
Ti scontra Luciferu ‘nfernali
e Iddu ti spia: c’hai fattu in vita tò?
e tu ci dirai: lu jornu di la Santa Cruci, haiu dittu milli voti: Gesù, Gesù, Gesù…”
Nella Chiesetta del Crocifisso alla Scala, ancora oggi è rimasta questa usanza, con delle singolari caratteristiche. Le donne del rione infatti, in tal giorno, raccolgono per la via venti pietroline, i pitruddi, che utilizzano per la recita del Rosario e facilitare la conta dei venti misteri.
Così, dopo la recita di ogni mistero viene messa una pietra da parte (Lucia Sausa, classe 1930, intervista 2020).
Un fatto particolarmente significativo è che tali pietre, alla fine del rito, vengono divise fra tutti i partecipanti. Esse assumono secondo una loro credenza un potere soprannaturale, quello di placare le intemperie.
Pertanto, durante i giorni di maltempo o gli incendi, ne viene buttata una per la via, presa ritualmente con la mano sinistra, manu manca, aggiungendo la recita di tre Ave e della seguente preghiera:
“Oh Matri trafitta tra pena e dulura, pri nui piccatura priati a Gesù”.
I pitruddi, poiché utilizzate per questa pia funzione, sono state benedette dal Crocifisso, e per sua intercessione assumono dunque un potere miracoloso, divengono dei veri e propri amuleti e solo ritornando alla nuda terra perdono questa proprietà non prima però di aver adempiuto la grazia che il devoto chiede con fede a Gesù Crocifisso.