“…Suona la torre,
Tinn Tauu
è già l’imbrunire
scandisce quel tempo
puntuale adunata alla Scala
per le vispe e sincere comari
i loro lunghi scialli le avvolgono,
leggere farfalle
tra svelti salti su alti gradoni
tutte in cima all’antico castello
per osservare l’imperituro tramonto
che brilla sul mare.
Ecco un brioso storno di nere mantelle
Ilari pensieri su volti sbiaditi
irrorando il capo nella gelida fonte
di un abbeveratoio di pietra.
Poi, un colpo d’occhio,
un lungo corteo fa ritorno…
bestie da soma
lontane formiche,
Nitidamente la dolce visione;
sporte di vimini, fasci di fieno
ed un pugno di fiaccole in mano
a passo lento come granchi di fiume.
Ecco Peppino di Lucio il capraio
un inebriante mazzo di origano,
la sua strenna per la dolce Rosina
e un paniere di fichi maturi per donna Iacudda.
Ecco adunato un coro di madri, di figlie, di spose
che intonano il serafico canto del vespro
innanzi l’altare del Dio Crocefisso
Ognuna ha la sua storia, le sue rughe, la sua voce, il suo amore.
Un ultimo ricordo prima di volare via come le gru,
così rade sui cieli madoniti
Ma che a volte ritornano…”