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La pequeña iglesia de la Scala y los talismanes de las mujeres
“…esiste una popolare leggenda, di un angelo dalle sembianze di cavaliere, che durante un periodo difficoltoso, affidò uno scrigno ad un povero agricoltore, sulla via per San Giorgio, dove venne edificata la chiesetta del Crocifisso su di un altare reliquiario in pietra con un palio crociato…”
La Scala è uno dei punti più alti e strategici del piccolo borgo madonita, ai piedi dell’antico castello, in uno scenario mozzafiato che domina a ventaglio la costa tirrenica. Proprio lì, sorge una chiesetta dedicata al S.S. Crocifisso, alle porte di quello che, in passato, era l’ingresso principale del paese, sulla strada per Collesano.
Essa venne fatta erigere per devozione dai contadini che si recavano a lavoro presso le campagne di San Giorgio. Secondo la popolare leggenda infatti, fu lì che un angelo, dalle sembianze di cavaliere, apparve ad un agricoltore, consegnando uno scrigno contenente le Sacre Spine di Cristo ed altre reliquie. Di fatto, ancora oggi, esiste al suo interno, un altare reliquiario sulla roccia e un palio color porpora con la croce simile a quella dei Cavalieri di Gerusalemme. La piccola chiesa, in passato, si trovava in un pessimo stato di abbandono e solo nella seconda metà del ‘900, grazie ai contributi e ai sacrifici dei devoti, venne risistemata e portata a degna condizione.
Tuttavia, la devozione al Crocifisso è davvero sentita, in particolar modo dagli abitanti del quartiere, come testimoniano gli ex voto che tutt’oggi vengono donati dai fedeli. Alcuni devoti raccontano anche che, una volta, un pastore passando dalla contrada Scala, poiché ridicolizzava le piccole dimensioni di quel Crocifisso, sminuendo nel contempo la grandezza di Dio Padre, il mattino seguente, per punizione divina, ritrovò prive di vita tutte le pecore del suo gregge.
La festa del Crocifisso si svolge la domenica successiva al 14 settembre, festa liturgica dell’esaltazione della Croce ed è caratterizzata dalla celebrazione delle sante messe, dalla questua per le offerte e dalla conclusiva processione per le vie dell’abitato. Molto suggestivo è il Santo Rosario che soprattutto le “Scalisi” intonano con fervore:
“Viva l’amuri di Gesù Cruggifissu ludamulu spissu ca ni salverà” “Ma quantu è bonu ‘stu nostru Signuri ch’è Patri d’amuri ch’è tuttu bontà”.
Ad ogni Gloria si aggiunge:
“E ludamulu spissu spissu lu Santissimu Cruggifissu. E ghittamuni a li sò pedi ca la razia nni cuncedi. E sta jurnata ‘un’avi a scurari ca la razia n’avi a fari”.
Alla fine della solenne processione, inoltre, avviene la santa benedizione con una antica reliquia del Sacro Legno della Croce mentre alcune anziane donne intonano il Credu Romanu, un suggestivo canto in dialetto. Il 3 di maggio poi, celebrazione della Santa Croce, fino a qualche decennio addietro era consuetudine andare in pellegrinaggio nella omonima contrada all’ingresso del Paese (Santa Cruci). Dopo aver ascoltato l’omelia del predicatore, si snocciolava la corona del Rosario pronunciando per 1000 volte il “Nome di Gesù”, un atto di consacrazione e penitenza, per ottenere l’indulgenza plenaria. In questo santo giorno, nelle diverse chiese del paese, le donne recitavano un tradizionale Rosario alla Santa Croce. Nella Chiesetta del Crocifisso alla Scala, ancora oggi permane tale usanza, con delle peculiari caratteristiche. Le donne del rione infatti, in tal giorno, raccolgono dalla strada venti pietroline, pitruddi, che utilizzano per la recita del Rosario.
Queste servono per facilitare la conta dei venti misteri. Così, per ogni mistero recitato, ne viene messa una da parte, pronunciando 1000 volte il Ss. Nome di Gesù. Ad ogni Gloria si aggiunge la seguente giaculatoria:
“Arma mia piensa pi tia e pi quannu murirai e lu munti Livieddu passerai… Ti scontra Luciferu ‘nfernali e Iddu ti spia: c’hai fattu in vita tò? e tu ci dirai: lu jornu di la Santa Cruci, haiu dittu milli voti: Gesù, Gesù, Gesù…”
Un fatto particolarmente significativo è che tali pietre, alla fine del rito, vengono divise fra tutti i partecipanti. Esse assumono un potere soprannaturale, quello di placare le intemperie. Così, durante i giorni di maltempo o per gli incendi, ne viene buttata una per la via, presa ritualmente con la mano sinistra, manu manca, aggiungendo poi la recita di tre Ave e di questa breve preghiera:
“Oh Matri trafitta tra pena e dulura, pri nui piccatura priati a Gesù”.
I pitruddi, poiché utilizzate per questa pia funzione, sono state benedette dal Crocifisso, e per sua intercessione assumono dunque un potere miracoloso, divengono dei veri e propri amuleti e solo ritornando alla nuda terra perdono questa proprietà non prima però di aver adempiuto la grazia che il devoto chiede con fede a Gesù Crocifisso.