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La curiosa storia di una Maddalena ritrovata
Imitazione di quella inedita del Caravaggio
Uno dei tesori che custodiscono le chiese di Gratteri, è stato riscoperto di recente, ritornato a far parlare di sé dopo un lunghissimo oblio. Si tratta di una tela di Santa Maria Maddalena in estasi di un ignoto scultore che ultimamente sta facendo parecchio discutere poiché risulterebbe essere simile ad un’altra inedita, ritrovata qualche anno fa e attribuita a Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (1571-1610).
La storia della Maddalena caravaggesca, ritrovata dopo 400 anni, è balzata negli ultimi anni da Repubblica alle prime pagine di molti altri giornali nazionali e internazionali. Il quadro, infatti, insieme con altri due, era in viaggio con Caravaggio proprio quando il pittore morì, ma di questo si persero le tracce.
Secondo la critica, di quest’opera esisterebbero almeno otto copie: tra queste, la versione conservata nella collezione privata di Roma che fu presentata dallo storico dell’arte inglese John Gash nella sua monografia sul pittore lombardo (“Caravaggio”, 2003). Un’altra copia è conservata invece nel Musée des Beaux-Arts di Marsiglia. Ma iniziamo dal principio.
Era l’ottobre del 2014, quando la storica dell’arte Mina Gregori rese noto il ritrovamento – in una collezione privata europea – di una Maddalena, da lei riconosciuta come l’originale del Caravaggio sulla base dell’analisi tecnico-stilistica e la presenza di un biglietto, con grafia seicentesca, ritenuto autografo del Merisi che riportava la scritta: “Madalena reversa di Caravaggio a Chiaia ivi da servare pel beneficio del Cardinale Borghese di Roma”.
L’opera – chiamata oggi “Maddalena Klain“, dal nome dei penultimi proprietari privati – è un dipinto a olio su tela (cm 106,5 x 91) attribuito a Caravaggio e databile attorno al 1606, anche se alcuni critici, tra cui John Spike, propendono per il 1610.
Secondo alcune fonti, il dipinto venne realizzato alcuni mesi dopo la fuga di Caravaggio da Roma in seguito all’omicidio di Ranuccio Tommassoni, e in particolare durante il suo soggiorno presso i suoi protettori, membri della famiglia Colonna di Paliano. Durante questo suo breve trasferimento, il pittore realizzò almeno due tele: la Cena in Emmaus e una Maddalena, identificata con quest’opera dalla maggioranza degli studiosi.
La testa abbandonata all’indietro, gli occhi semichiusi, la bocca appena aperta, le spalle scoperte, le mani giunte, i capelli sciolti, il bianco della veste e il rosso del manto. Mina Gregori è sicura: “L’incarnato del corpo di toni variati, l’intensità del volto. I polsi forti e le mani di toni lividi con mirabili variazioni di colore e di luce e con l’ombra che oscura la metà delle dita sono gli aspetti più interessanti e intensi del dipinto. È Caravaggio“.
In questa tela, Maria Maddalena non è rappresentata come una donna oppressa dal peccato, ma come una donna già convertita, immersa in una contemplazione estatica, come rivelano la fronte corrugata, gli occhi come stravolti e le dita intrecciate. Un approccio nuovo che influenzerà numerosi artisti come Rubens, Simon Vouet (che si mostrò molto fedele all’opera nella sua Maddalena in estasi, conservata a Besançon) e certamente Bernini nel celebre gruppo scultoreo, l’Estasi di santa Teresa (PAPPALARDO DARIO, “È lei la vera Maddalena”. Svelato il mistero di Caravaggio. La Repubblica, 24 ottobre 2014).
Venendo all’opera della Santa Maria Maddalena penitente custodita in Gratteri (olio su tela, cm 116 x 91), l’autore, che risulterebbe esserci ignoto, si presume conoscesse l’opera del Caravaggio in quanto la tela di Gratteri sembrerebbe proprio una imitazione di quella originale ritrovata nel 2014.
Sulla sua originaria provenienza poi, potrebbe venirci d’aiuto un Rivelo dell’Archivio di Stato di Palermo ovvero un testamento del Reverendo don Pietro Scelsi che predispone al Reverendo Clero di Gratteri di “celebrare il 22 del mese di luglio giorno di Sancta Maria Maddalena, una messa cantata di quattro tarì in onore di detta Santa nell’altare di San Lazzaro Maddalena e Marta dentro la Venerabile Madre Chiesa (ASP Corporazioni religiose soppresse di Cefalù – Clero di Gratteri – V. 105, anno 1669).
L’opera, dunque, potrebbe provenire proprio dall’altare di San Lazzaro e Santa Maria Maddalena esistente già nell’anno 1669 all’interno della Vecchia Matrice per poi essere stata trasportata, alla fine del sec. XIX, nella Nuova.
Al di là del valore artistico dell’opera in sé restaurata di recente (meno aggraziata rispetto all’originale), la sua stessa presenza potrebbe avvalorare la tesi che l’originale Maddalena caravaggesca fosse già conosciuta nella Sicilia del sec. XVII, se non perfino supporre che essa venne realizzata proprio durante la sua breve permanenza del Merisi nell’isola tra il 1608 e il 1609. In effetti, dopo l’uccisione di Ranuccio Tomassoni, figlio di un combattente della legione cattolica al servizio dei Farnese, Caravaggio venne accusato del suo assassino.
Iniziano così gli anni della sua latitanza, tra Napoli, Malta e la Sicilia. Qui approderà dopo una fuga da Malta nell’ottobre del 1608, avvistato al porto caricatore di Terranova (Gela). La sua condizione continuerà ad essere quella di fuggiasco, motivo per cui il noto pittore inizierà un percorso che lo porterà ad un continuo peregrinare tra le città della Sicilia alla ricerca di un sicuro rifugio.
A Messina, ad esempio, il Merisi realizzerà la Resurrezione di Lazzaro nella chiesa dei Padri Crociferi (ora nel Museo Regionale) che gli venne commissionata dal genovese Giovan Battista de’ Lazzari per la propria cappella, in omaggio al nome del casato. Al di là di entusiasmanti congetture, la tela della Maddalena penitente di Gratteri, imitazione dell’originale, potrebbe aggiungere probabilmente un ulteriore tassello riguardo la conoscenza e la diffusione delle opere del Caravaggio nella Sicilia del secolo XVII.
Marco Fragale
(Università di Palermo)
Sitografia:
Pappalardo Dario “È lei la vera Maddalena”. Svelato il mistero di Caravaggio. La Repubblica, 24 ottobre 2014.
Polidoro Federica, Ecco Maddalena di Caravaggio ritrovata dopo 400 anni, Artibune. URL consultato l’11 agosto 2017.
Stoia Nicola, Ritrovata la Maddalena del Caravaggio, in emettiladaparte.com