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Tesori nascosti e incantesimi da sciogliere: alla ricerca delle ultime antiche “truvature”
Sono molte le leggende diffuse in Sicilia sull’esistenza di antichi tesori nascosti che i siciliani chiamano “truvature”. Il noto etnologo Giuseppe Pitrè, ad esempio, annovera ben 63 di questi tesori sparsi tra le diverse località dell’isola (PITRE’ GIUSEPPE, op. cit.). Una ricca letteratura scritta, più copiosi racconti orali, raccolti molte volte da ricercatori locali, documentano come il popolo siciliano fosse molto attaccato a queste leggende plutoniche.
Come osservava già nel 1898 Salvatore Salomone Marino, il ritrovamento di un tesoro nascosto era per il villico «la costante aspirazione, il sogno di tutte le notti” (SALOMONE MARINO SALVATORE, op. cit.). Secondo alcuni studiosi infatti, quando arrivarono i primi conquistatori arabi in Sicilia, i siciliani per paura di essere derubati dei loro averi, iniziarono a nascondere nei posti più disparati grandi somme di denaro e ingenti quantità d’oro.
Storie fantasiose di tesori nascosti si possono ritrovare in ogni angolo dell’isola, custoditi alle volte, dalle più misteriose presenze quali folletti, gnomi, demoni e briganti. Nello specifico, anche a Gratteri, si individuavano in passato, alcune contrade dove si racconta siano stati ritrovati antichi tesori (spesse volte monete di bronzo).
In questi ultimi anni, sono state raccolte significative testimonianze tra i più anziani abitanti del borgo madonita che individuavano “truvature” in diverse contrade di Gratteri, quali Cuticchio rosso, Cuzzino, Passo di Ciacalone, Pietra Grossa e, soprattutto, San Giorgio.
In contrada Pietra Grossa e Croci Scale ad esempio – dove oggi è presente il Belvedere che si protrae fino alla contrada detta “Cuba” – si raccontava della presenza di un antico tesoro sulle ceneri del vecchio cimitero. Alcuni anziani sostenevano che in quel luogo, tempo addietro, fosse presente un pilastro sormontato da un’immagine religiosa.
Si profetizzava che per svelare la “truvatura” bisognasse salire su quel piedistallo e mangiare un’intera schiacciata di pane senza farne cadere le molliche (Cirincione Lucia, classe 1923, intervista 2013). Un altro racconto viene riportato da Giuseppe Cirincione (classe 1918, intervista 2015), che narra di come, fino alla fine degli anni ’40, nella stessa contrada, si trovasse un monolito ciclopico che, secondo la credenza popolare, nascondesse un arcano mistero.
Negli anni, ci furono diversi tentativi per distruggere quel macigno fino a quando negli anni ‘’50, a qualcuno balenò l’idea di distruggerla con una mina. Ancora oggi è possibile vedere quei massi chiamati popolarmente “Rutti Brianti” (Cirincione Giuseppe, classe 1918, intervista 2015). Una terza truvatura viene individuata in contrada Cuzzinu, alle porte del paese, dove si trovava una fornace per la produzione della calce detta “carcara”.
Intorno al 1930 due operai ritrovarono alcuni utensili di rame, un ripostiglio della tarda Età del Bronzo – che comprende otto asce piatte, due ad occhio e un grosso anello – custodito oggi al museo nazionale Salinas di Palermo. Un’altra suggestione è quella nata intorno ad un anomalo masso di pietra argillosa chiamato “Cuticchiu russu” in una zona montuosa di terreno calcareo in contrada Galefana.
Tale anomalia non poteva che stimolare la fantasia popolare, considerando quel masso come un ottimo punto di riferimento per nascondere un bottino. Si dice anche che nel 1960 due forestieri, muniti di mappa e rollina metrica nonché armati di pala e piccone scavarono in prossimità di detto sito per ripartire dopo qualche ora con un misterioso ritrovamento (Cirincione Giuseppe, classe 1918, intervista 2015).
A proposito di episodi inspiegabili, la signora Giuseppe Lanza riporta un fatto successo al padre da giovane, ai tempi della grande emigrazione oltreoceano di primo Novecento. A quel tempo infatti, l’uomo era molto indeciso se partire o meno, e così, una notte, gli apparve in sogno un giovane di bell’aspetto il quale gli suggerì una alternativa per non partire, indicandogli un luogo ben preciso dove avrebbe trovato un tesoro.
Quella misteriosa presenza gli andò in sogno per tre notti di seguito, fino a quando nell’ultima – ammonendolo per la sua incredulità – disse che in quel posto esatto – detto Passo di Ciacaluni, nell’ex feudo di Malagirate – avrebbe visto bruciare un ramo di ginestra. L’uomo a quel punto, svegliatosi di soprassalto decise l’indomani di andare a controllare, rimanendo esterrefatto nel notare una pianta di ginestra in fiamme. Sotto di essa trovò soltanto ceneri di metallo “cacazzi di fuorgia” (Lanza Giuseppa, classe 1922, intervista 2015).
In conclusione, non si può non riportare una delle credenze popolari più conosciute in paese, quella della truvatura nel bosco di San Giorgio, nei pressi della normanna abbazia. Quest’ultima venne fatta costruire dal duca Ruggero d’Altavilla intorno al 1140 e affidata all’ordine dei monaci Premostratensi.
La leggenda vuole che quei monaci compissero alchimie e sortilegi di ogni tipo a tal punto che furono scacciati dagli stessi abitanti del villaggio che vendicarono il disonore di una donna violata, appartenente alla ricca famiglia dei Bonafede intesi Gibboino.
Si racconta che i monaci dovettero abbandonare l’abbazia di fretta, nascondendo il tesoro del cenobio e annunciando una strana profezia per ritrovarlo: tre persone avrebbero dovuto sognare il luogo del tesoro senza farne parola con nessuno.
Tuttavia, la sorte dei tre prescelti, sarebbe stata differente: il primo sarebbe morto, il secondo sarebbe rimasto paralizzato, mentre il terzo avrebbe usufruito delle ricchezze, ma solo dopo aver mangiato un’intera focaccia sul posto, senza farne cadere le briciole (FRAGALE MARCO, Gratteri: la leggenda della truvatura di San Giorgio tra Premostratensi e Cavalieri di Malta. In Esperonews.it, dicembre 2012).
E i vecchi alimentano storie di sovrumane presenze in quel bosco incantato e di quando alcuni scavando ne rimasero paralizzati, ciunchi, come per uno scudo di Medusa, trovando solo gusci di lumache e ceneri di metallo fusi da una forgia. Furono tanti nei secoli che cercarono quelle ricchezze, scavando nella notte in quel terreno venduto a contadini.
Tombe violate da insoliti forestieri che sparivano all’alba, alla ricerca di potenti reliquie tanto che alcuni vecchi abitanti sostengono che lo stesso Hitler, appassionato di esoterismo, avesse inviato dei soldati nazisti a scavare a San Giorgio alla ricerca di una potente reliquia. Cosa nascondi misteriosa Gratteri?
Marco Fragale
(Università di Palermo)
Bibliografia:
PITRE’ GIUSEPPE, Usi e costumi in Sicilia, vol. IV
GUGGINO ELSA, Fate, sibille e altre strane donne.
SALOMONE MARINO SALVATORE, Leggende popolari siciliane, Palermo, Luigi Pedone Lauriel, 1880